Silicon Valley Bank: cosa succede alla banca delle startup?

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]La Silicon Valley Bank – la sedicesima maggiore banca degli Stati Uniti, specializzata nei servizi alle startup – ha registrato una perdita di 1,8 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2023 che l’ha rapidamente portata al fallimento. L’eco internazionale si è avuta lo scorso 8 marzo, quando la Banca ha dichiarato di dover raccogliere rapidamente circa 2,25 miliardi di dollari.

La causa del fallimento della Silicon Valley Bank è da ricercarsi dai titoli in portafoglio dalla stessa posseduti, rappresentati principalmente da obbligazioni americane, e dalla necessità di liquidità da pare dei clienti dell’Istituto.

Così, i continui rialzi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve da un lato e la richiesta di fondi da parte delle startup della Silicon Valley dall’altro, ha costretto la Banca a una svendita colossale che l’ha – di fatto – condotta al collasso.

Collasso accelerato dalla cosiddetta bank run, la notevole fuga di clienti che hanno spostato i propri capitali dalla SVB verso Istituti di credito più grandi e ritenuti quindi più solidi, come First Republic e Brex.

Gli anni precedenti al fallimento e le reazioni successive

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da politiche di espansione monetaria della Federal Reserve che hanno permesso ai fondi di investono in startup di aumentare le loro operazioni. In particolare, la Silicon Valley Bank ha visto i depositi sui propri conti salire da 100 miliardi del 2018 a 375 miliardi nel 2022.

Come tutti gli Istituti di credito, anche la SVB ha utilizzato tali fondi per investire, preferendo i titoli di Stato americani, meno performanti di altri asset, ma più sicuri. Tuttavia, come detto in apertura, il rialzo dei tassi di interesse ha cambiato gli scenari. Gli investimenti per le startup sono gradualmente diminuiti e i clienti della SVB hanno così iniziato a prelevare gran parte del denaro depositato.

La Silicon Valley Bank si è così vista costretta a vendere i propri titoli di Stato per ottenere la liquidità necessaria, vendita ovviamente deprezzata rispetto all’acquisto iniziale. Questo ha causato alla Banca una perdita di circa 2 miliardi di dollari, con conseguente panico per le startup correntiste.

Ovviamente le reazioni non si sono fatte attendere, con numerosi venture capitalist e dirigenti di società tech che hanno detto la loro in merito. A sostegno della SVB, il patron di Tesla, Elon Mask che ha cercato di rassicurare gli startupper per evitare una corsa agli sportelli.

Ma non sono mancate certo reazioni sfiduciate, come quella dell’investitore Bill Ackman che ha esortato il governo americano a intervenire per pianificare il salvataggio dell’Istituto di credito.

Gli effetti del fallimento della Silicon Valley Bank

La notizia della crisi e del repentino fallimento della Silicon Valley Bank hanno fatto ben presto il giro degli States prima e dell’Europa poi, causando un duro contraccolpo alle borse valori.

Nonostante la SVB non sia una tra le più grandi banche statunitensi, il suo crack è il secondo fallimento dopo le grandi liquidazioni del 2008. Il terrore di rivivere quegli scenari ancora vivi nella mente di molti, ha portato a pensare che anche altre banche potessero subire la stessa sorte.

A puntare i riflettori su simile scenario infausto è stato anche il fondo interbancario americano che ha stimato una perdita di 620 miliardi di dollari se tutte le banche dovessero vendere i titoli in portafoglio, così come è stata costretta a fare Silicon Valley Bank.

Va detto che sia la Fed, sia il governo americano sono intervenuti adottando misure di urgenza, elargendo prestiti agli Istituti di credito che detengono titoli del Tesoro.

Questo ha consentito così di recuperare la fiducia, grazie anche all’impegno del governo nel garantire i depositi delle banche liquidate per oltre 250 mila dollari (che rappresenta la soglia assicurata per legge).

Nonostante questi interventi, gli impatti sulle Borse sono stati notevoli, con una massiccia vendita di titoli bancari che sembra si stia riassorbendo.

Silicon Valley Bank, lo scenario attuale

Dopo essere stata affidata al controllo del fondo interbancario americano, la silicon Valley Bank è stata messa in vendita. E il colosso bancario First Citizens ha proposto l’acquisto di 72 miliardi di dollari di debiti della SVB per una cifra di circa 16,5 miliardi.

Questo accordo è stato raggiunto anche grazie alla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) che rileverà 90 miliardi di dollari in titoli e altre attività della Silicon Valley Bank.

Pertanto, già dalla fine di marzo, le filiali fisiche di SVB operano sotto il nome della First Citizen, garantendo in tal modo una continuità ai correntisti.

Resta da vedere come evolverà lo scenario attuale e quali impatti ci saranno sulla crescita delle startup tecnologiche della Silicon Valley.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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