[vc_row][vc_column][vc_column_text]Gestire una start up implica il ritrovarsi spesso a dover prendere una decisione. Come nel momento in cui si rende necessario ampliare il team.
Integrare nuove risorse nel progetto può rappresentare infatti il punto di start che precede una grande crescita, tuttavia è bene che tali integrazioni siano fatte nel modo migliore possibile.
L’obiettivo è che la start up sia tutelata dal punto di vista legale, eviti inutili dispendi dal punto di vista fiscale e che allochi al meglio le proprie risorse finanziarie. Senza dimenticare eventuali agevolazioni previste che possono certamente far comodo.
Per tale motivo questo articolo si concentra sulle tipologie contrattuali a cui una start up può fare riferimento per poter integrare nuove risorse nel team nel miglior modo possibile, ovviamente a seconda dell’obiettivo e del momento in cui il progetto si trova.
Quali sono i contratti di lavoro indicati per le start up?
Il contratto di lavoro esprime l’accordo tra un datore di lavoro e un potenziale lavoratore in cui definiscono i reciproci obblighi e responsabilità riguardanti una prestazione lavorativa.
L’obiettivo del contratto è che ambo le parti possano essere tutelate sotto diversi punti di vista e per far sì che questo accada, il datore di lavoro – nel nostro caso la start up – deve scegliere con cura quale contratto applicare.
Oggigiorno, i contratti di lavoro cui possono ricorrere le start up sono tre:
- contratto di apprendistato professionalizzante;
- contratto di assunzione a tempo determinato, con la possibilità di poter usufruire di un regime speciale per le start up innovative;
- contratto di assunzione a tempo indeterminato, con sgravi contributi legati all’assunzione di particolari categorie di lavoratori.
Tutti e tre questi contratti prevedono differenti caratteristiche, così come differente è l’obiettivo che soggiace la scelta della start up di optare per uno o per l’altro. Vediamoli quindi meglio in dettaglio.
Apprendistato professionalizzante
Il contratto di apprendistato professionalizzate prevede l’obbligo, da parte della start up, di formare la risorsa che andrà poi a ricoprire un determinato ruolo. Per tale motivo un requisito obbligatorio è che la start up designi un tutor interno che funga da formatore.
Il secondo requisito obbligatorio per poter optare per tale contratto e che l’apprendista abbia un’età compresa tra i 18 e i 29 anni.
La durata di tale contratto va da un minimo di 6 mesi a un massimo di 3 anni, che diventano 5 nei casi di professioni artigiane.
Ricorrere a tale forma contrattuale prevede dei vantaggi. Il lavoratore, infatti, può beneficiare di una formazione interna che gli consenta di meglio svolgere la propria mansione.
La start up, dal canto suo, avrà dei vantaggi fiscali e contributivi, come la deduzione delle spese e dei contributi dall’Irap, senza dimenticare che le retribuzioni di questa fattispecie sono inferiori rispetto alle altre tipologie contrattuali.
Assunzione a tempo determinato
Una start up che decide di ricorrere a un contratto a tempo determinato usufruisce di alcune agevolazioni in fatto di durate minime e rinnovi, atte a concedere all’azienda maggiore flessibilità.
Data la fase di poca robustezza dell’impresa, alle start up è concesso di rinnovare i contratti a tempo determinato senza dover rispettare il cosiddetto stop&go, i 10 o 20 giorni di pausa previsti rispettivamente per le assunzioni entro e oltre i 6 mesi.
Per la stessa ratio, non si vedono applicare il limite di 5 proroghe del contratto entro i 36 mesi. Mentre alla scadenza dei 36 mesi ci può essere un solo rinnovo massimo di 12 mesi purché tale rinnovo venga definito presso la direzione provinciale del lavoro competente per territorio.
Al termine dei 48 mesi così raggiunti, la start up che vorrà proseguire la collaborazione dovrà assumere il lavoratore con un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Assunzione a tempo indeterminato con sgravi contributivi
Ampliare il team utilizzando un contratto a tempo indeterminato può sembrare fuori luogo per una start up, flessibile per sua natura. Eppure, esistono degli sgravi contributivi previsti per l’assunzione di determinate categorie di lavoratori, che possono essere molto interessanti.
In particolare, una start up può beneficiare di uno sgravio del 100% dei contributi se assume lavoratori under 36 o donne.
I limiti per poterne usufruire sono di 6.000 euro annui di contributi nel caso di dipendenti under 36 e di 18 mesi di riduzione dei contributi nel caso di assunzione di dipendenti donne.
Nel caso la start up scelgo di ampliare il team assumendo delle donne, per poter usufruire dello sgravio di 18 mesi dovranno coesistere le seguenti condizioni necessarie:
- devono essere lavoratrici disoccupate da oltre 12 mesi e over 50 (i mesi scendono a 6 se sono residenti in Regioni incluse nell’erogazione di Fondi strutturali o se assunte per una mansione/settore con forte disparità di genere);
- devono essere prive di un lavoro regolarmente retribuito da almeno 24 mesi.
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